martedì 23 giugno 2015

Mozart 100k race report (italian version): missione compiuta.

Eccoci qui...che dopo qualche settimana di pausa si torna a scrivere un po`di corsa.

E d`altronde l`occasione è di quelle importanti: un appuntamento con la tripla cifra non capita ogni weekend, specie se nel mio caso si tratta dell`unica occasione annuale per provare a raggiungere la fatidica distanza dei 100 km (e seconda in assoluto, ad un anno esatto dalla notte di Ulm, bellissima ma...incompleta).

Si tratta pure di quello che dovrebbe essere, salvo ripensamenti o improvviso delirio di onnipotenza, l`ultimo appuntamento prettamente agonistico di questo mio 2015. Alla base sta infatti una scelta molto precisa che ho cominciato a maturare nello scorso Inverno e che ho fatto definitivamente mia in questi mesi, ovvero il gareggiare poco e "con criterio", riservandomi la possibilità di prepararmi il meglio possibile per ognuna delle gare scelte e soprattutto, di avere tempo sufficiente per recuperare dopo. 

L`esperienza dei tempi della bici, quando volevo a tutti i costi gareggiare ogni Domenica per il gusto di farlo, e gli amici, e il bel tempo, ecc..., mi ha un po`"segnato". Dunque, meno pettorali e più boccali, e avanti così. 

Ah ovviamente, dal discorso sono esclusi i giri con gli amici e i Fat Ass events, e a questo proposito anticipo già che qualcosa bolle in pentola per l`Estate...stay tuned.

Ma torniamo a Salisburgo, a Mozart e a questa fottuta triple digit.

Dovrei in realtà partire appunto da Ulm, da quella notte di Giugno 2014, dall`incazzatura rivolta alla IT-band mista alla gioia di quella mattina nell`assistere all`arrivo degli Ulmers sulla pista d`atletica di Blaustein. Proprio quel giorno infatti avevo capito che in qualche modo con i 100 km ci saremmo rivisti prima o poi, magari con un paio di esperienze su distanze "intermedie" in più da parte mia. 

Ed ecco così che nacque l`idea della SDW (prima 50 miglia) e di questa Mozart (una volta capito che la Ulmer Laufnacht non avrebbe avuto una edizione 2015), alle quali si è aggiunta un po`casualmente (ma poi rivelatasi utilissima) la NDW a metà Maggio.  

In più...in più...beh lo dico, nessun segreto particolare. Ho letteralmente "scoperto" la Mozart 100 spulciando la lista delle gare qualificanti alla Western States. Con un tempo inferiore alle 16 ore infatti, ci si sarebbe conquistati infatti il diritto ad un bigliettino nel big hat a fine anno. Che, come ho già avuto modo di ribadire in un precedente post, per me oggi ha ancora poco significato (impensabile che sia in grado di correre una 100 miglia l`anno prossimo), ma che comunque nel momento della scelta mi dava quello "sprint" motivazionale in più per provare a capire se, oltre ad essere finisher, potevo "meritarmi" di considerarmi eleggibile per The Queen of Ultramarathons.

Per quanto riguarda gli allenamenti e la tabella di avvicinamento a Salisburgo...beh, qua si aprirebbe un lungo capitolo. Mettiamola così: la mia A-Race del 2015, e lo sapevo già, è stata la SDW 50 a inizio Aprile. Perché l`avevo preparata davvero bene, con carichi giusti e relativo tapering. Quel giorno stavo benissimo e tutto era andato secondo i piani, anzi meglio.

Ecco, dopo è stato tutto un po`più complesso. Il fatto che 6 settimane dopo SDW fosse già tempo di NDW, e poi 5 settimane dopo ancora arrivasse il weekend di Salzburg, mi ha un po`"incasinato" a livello di tempi di recupero e tapering. Ho velocizzato un po`le uscite, non ho più fatto uscite lunghe, ed in generale ho forse perso un po`di fiducia sulle gambe e sul mio allenamento (che comunque c`era, come ho poi verificato questo Sabato). Ho comunque ripreso ad andare di più in bici, e questo se non altro mi ha tenuto un po`la testa libera. Ma è innegabile che il prossimo Inverno dovrò migliorare questo aspetto della mia corsa (oltre a molti altri), ovverosia adottare un minimo di gestione "tra una gara e l`altra". 

Tutto ok comunque, si impara sempre; e poi cavoli, anche se ci sono arrivato un po`improvvisando, non vedevo l`ora di essere alla partenza in Residenz Platz, e dunque bene così.

Con Ari arriviamo dunque a Salzburg già al Giovedì pomeriggio, dopo qualche ora di viaggio in treno. Alloggeremo tra l`altro in un alberghetto vicinissimo alla partenza, e dunque non avrò neppure bisogno di preoccuparmi di drop bags o docce gelate. E soprattutto, vista la formula sui due giri, avrò pur sempre la possibilità dopo 45 km di schiaffarmi direttamente in camera in un angolino a chiedermi chi me l`ha fatto fare....no cazzo, per niente. E´un anno che aspetto, e ho deciso che questa la porto a casa comunque.

Ah giusto: facciamo già conoscenza con le condizioni meteo che troveremo tutto il weekend: freddo e pioggia, pioggia e freddo. Continuo. Benissimo, il caldone di fine Giugno non sarà un problema.




Al Venerdì ci prendiamo comunque una mezza mattina per una veloce visita alla fortezza che domina la città (niente scale, siamo saliti con la funicolare) e poi al pomeriggio alle 18 in punto, è già tempo di race briefing in piazza sotto i tendoni, con tanto di question time. La gara infatti partirà al Sabato mattina alle 5 am (dove l`ho già visto questo orario di partenza), dunque meglio chiarire tutto subito e andare a nanna presto. 

Ed è appunto durante il briefing che ci viene comunicato il verdetto definitivo sul meteo: previste temperature mai superiori ai 10 gradi, e tanta, tanta pioggia. Non è previsto materiale obbligatorio, ma ci vengono strettamente raccomandate almeno le scarpe da trail (mettendo così una pietra tombale definitiva su pensieri del tipo "eh, ma c`è anche un po`di asfalto, magari si corre con scarpe da strada). Fuck nope! (e io penso invece "yeah, siamo qui per mangiare un po`di sentiero, non per correre in mezzo ai vicoli").

Durante il question time poi c`è anche il tempo per una domanda di un imbecille che, tra runner preoccupati di cose fondamentali come "dove mettiamo il numero" e "possiamo cambiarci i calzini", se ne esce con una cosa tipo "vorrei sapere se al traguardo ci sarà abbastanza birra", scatenando l`applauso di tutta la piazza. Niente da fare, un Tercero deve sempre farsi riconoscere.

Cena tranquilla in albergo a base di risotto e taleggio, e poi in branda, che la sveglia suonerà alle 3 in punto. 

Ecco, per la prima volta quest`anno, stavolta non riesco a chiudere occhio. Un po`di "tensione" pre gara c`è comunque, e nei pensieri continuo a ragionare di materiale, alimentazione, gestione e cose così...

Anticipo così la sveglia di un buon quarto d`ora e mi prendo il tempo per quella che ormai sta diventando una routine pre-gara: doccia calda, colazione e ultimi preparativi.

Zaino ok, borracce piene, scarpe allacciate (le fidatissime Pure Grit I, ovviamente) ed è tempo di raggiungere la bellissima Residenz Platz, luogo di partenza.

Prima considerazione: madonna se piove. Poco male, giacca antipioggia subito indossata e, e credo di essere uno dei pochissimi se non proprio l`unico, lampada frontale in testa. Ci hanno infatti avvisato che in molti tratti nei boschi è tutto completamente buio, e personalmente vorrei evitare di lasciare una caviglia su qualche radice nascosta. 


La solita intelligenza contagiosa

Seconda considerazione: oggi è lunga Manu. Prenditela tranquilla. Così mi posiziono praticamente ultimo di tutto il gruppo. Andate andate, ci si vede semmai più tardi, ma non voglio assolutamente ripetere l`errore di Farnham. 

Conto alla rovescia, abbraccio di Ari (che se ne è stata poi tutto il giorno sotto l`acqua ad applaudire i vari passaggi e i concorrenti delle gare più corte) e si parte.

I primi km scorrono via lisci lungo il torrente Salzach. In pratica questo tratto (circa 5 km) costituisce la striscia di asfalto più lunga che incontreremo durante il percorso. E`un lungo rettilineo che esce piano piano dalla città ancora addormentata. Gli unici rumori sono quelli dei nostri passi e dei bastoncini dei nordic walkers (considerazione a margine: se si pensa che si tratti solo di tranquilli camminatori della Domenica, ci si sbaglia di grosso: questi sono in tutto e per tutto dei fondisti senza sci, impressionanti per ritmo e forza che riescono a mettere sul terreno).

Finalmente però è tempo di lasciare l`asfalto e la città, e di incontrare i primi sentieri. Attraversiamo adesso il tratto di Glasenbachklamm. In pratica una valletta scavata da un torrente (oggi particolarmente agitato e rumoroso), con un terreno estremamente umido e scivoloso. E soprattutto, buio (e infatti, via di lampada frontale). Comincio anche a recuperare qualcuno, ma la giornata è lunghissima e dunque non è proprio il caso di spingere adesso in cerca di chissà quale posizione. 

Cerco soprattutto di trovare il mio ritmo, di stare attento a dove metto i piedi, e di curarmi di mangiare e bere da subito. E`vero infatti che piove e fa freddo, ma è proprio con queste condizioni che ci si trova spesso a consumare di più che con il Sole, perché ovviamente la temperatura corporea deve restare a livelli accettabili. 

I km scorrono così abbastanza tranquilli, e per il momento scelgo di non fermarmi a nessun ristoro (c`è ne uno ogni 5 km circa: sì lo so, è un po`stile stracittadina, ma se la cosa non piace...basta non fermarsi). Ho la mia roba dietro, il mio solito carico di gel Powerbar alternati alle powershots, e ovviamente i due fidi Nathan Quickdraw 650 ml (stavolta ne ho fregato uno ad Ari, quello 2.0, così per vedere la differenza con il primo modello: praticamente uguali, cambia solo la valvola di beveraggio e la presa per il pollice, più comoda nella seconda versione). 

Dopo qualche ora arriviamo così al Fuschlsee, il lago caratteristico del Salzburgerland. Qui per il momento teniamo la sinistra e di fatto non giriamo intorno al lago (cosa che invece faremo nel secondo giro). 

Altro breve tratto di asfalto, e mi fermo finalmente per la prima volta ad un ristoro (quello del 30esimo km). Breve rabbocco di acqua, due fette di anguria, e si riparte. 

Ancora sentieri, stavolta per girare intorno al Salzburgring (sede qualche anno fa anche di gare del motomondiale; oggi però è tutto silenzioso, a parte qualche tizio che gira con un Porsche per un corso di guida sicura). 

I sentieri inoltre sono sempre davvero belli. C`è un unico problema: in discesa in molti tratti, per me è quasi impossibile correre, per il tanto fango presente e per la pioggia incessante (eppure penso che lì davanti quei mostri saranno riusciti a correre quasi sempre!). Però è a questo punto che vengo alla conclusione definitiva che oggi potrebbe durare più di quanto previsto. E va bene così, non lamentiamoci, andiamo avanti km dopo km e vediamo che succede.

Ora sono nel tratto di ritorno verso Salzburg, un lungo discesone di 4 km circa, e la pioggia adesso è veramente fortissima. Eppure sono contento di essere qui, caccio un urlo in mezzo al bosco come un idiota, mi piace questa atmosfera equatoriale e il fango alle caviglie. Dai che oggi magari le gambe non saranno al top, ma la testa c`è ed è sul pezzo. 

Prima discesa dal Kapuziner. Photo courtesy MaxFun

Sono ormai dentro Salzburg, pronto per tagliare il traguardo del primo giro: prima però, la simpaticissima scalata del Kapuziner Berg, la montagna interna alla città, sulla quale è appollaiato un monastero o qualcosa di simile. Esatto, scalini. Come a Box Hill un mese e mezzo fa.

Eh no cazzo, stavolta niente panico. Le gambe ci sono, comincio a farmi questi scalini (che in verità sono più bassi e potabili di quelli di quelli di Box Hill) e vado su di buon passo. Supero anche i due fenomeni che hanno provato a correre con le Kinvara da strada (e che infatti si ritirano una volta giunti al traguardo...), e mi fiondo verso il centro della città.

Vedo Ari alle transenne, le dico che è tutto ok ma che appunto, qua diventa lunga a causa dei sentieri ridotti a fiumi e che prima delle 14 ore al traguardo non ci arrivo, e continuo. Sul traguardo passo come un treno, neppure mi fermo al tendone dove vedo già gente bella cucinata da freddo e fame, e mi butto nel secondo giro. Adesso c`è del lavoro da fare.

Sempre lucidissimo...Photo courtesy Sportograf

Il cielo è leggermente più chiaro rispetto a qualche ora prima, e adesso sembra anche che piova un po`meno. Però continua a fare freddo, e dunque resisto alla tentazione di levarmi la giacca antipioggia. Se per caso prendo aria fredda allo stomaco, sono fottuto. 

Continuo a correre del mio passo in direzione del Fuschlsee. I km si fanno sentire, e soprattutto adesso si sta facendo sentire la mancanza di compagnia. Per un motivo o per l`altro infatti corro da solo da diversi km, ed è un attimo prima di passare a conversazioni con se stessi o peggio, a l`auto-insulto. Così mi concentro un po`su me stesso, su questi mesi, sulla strada fatta per arrivare lì, sugli amici bastardi del Terzo che stasera si vedranno ad una qualche muscolata in riva al mare e su quanto oggi voglia davvero arrivare al traguardo.

Ed eccomi di nuovo al Fuschlsee. 

Stavolta però si va a destra, per girare intorno al lago. E qui, crisi. 

Inizio a rallentare, maledizione il freddo si fa sentire (nonostante ci sia perfino un raggio di Sole che spunta all`orizzonte - ma io non ci casco, le nuvole a sinistra promettono ancora acqua). 

Sono intorno al 76esimo km, sto girando intorno a questo cazzo di lago che sembra non finire mai, iniziano pensieri del tipo "ma sì, adesso cammino fino al traguardo, che mi frega". Poi però penso, "no per niente, sono già a quasi 12 ore di gara, se adesso cammino 25 km non arrivo più". E adesso ne ho le palle piene di questa fottuta pioggia (che ricomincia, puntuale), e voglio arrivare, voglio vedere Ari, bere una buona bionda e schiaffarmi in una doccia calda. 

Il problema però è che tutto il corpo sembra improvvisamente impigrito. Non va avanti. Continuo a camminare, ma di correre adesso non se ne parla. Così si fanno strada in testa altri pensieri del cazzo, del tipo "non sono allenato", "dovevo fare così e non cosà", ecc...Rinuncio anche al mio sogno virtuale delle 16 ore...Insomma, il più classico dei pity parties. 

Arrivo intanto ad una qualche aid station (ad occhio, quella del km 78). Qui per la prima volta in tutto il giorno, mangio qualcosa di solido, intendo cibo vero. O meglio, mi faccio riempire una borraccia, mentre prendo una fettina di torta e una manata di salatini. Riparto subito.

E qui, succede qualcosa che per me è tuttora inspiegabile. Valicato un piccolo dosso, inizia una mini discesa per riprendere il lungo lago di ritorno. E inizio a coricchiare.

Ma dopo pochi metri, inizio proprio a correre, deciso, incazzato. Non mi arrendo certo così. Adesso voglio quel traguardo, e forse pure per un U-16 non tutto è perduto.

Le gambe sono di nuovo presenti, la testa pure, l`occhio della tigre, finalmente. Adesso sto maledetto sentiero lungolago me lo mangio senza pensarci. Arrivo cosí ad un bivio con la classica freccia incomprensibile, scelgo di stare basso (penso, devo girare intorno a questo bastardo, quindi gli sto vicino) e continuo. Però dopo non vedo altre segnalazioni o bandelle, e allora cresce la frustrazione e penso che proprio adesso che ci davo pesante ho sbagliato strada. Torno indietro incazzatissimo, prima di incontrare però un runner che mi dice che no, è proprio questa la direzione giusta. Così mi giro di nuovo in direzione Salzburg, e riparto ancora più deciso. 

Esco dal bosco per affrontare un tratto di asfalto, mangio un altro paio di runner che avevo davanti, e vedo all`orizzonte una aid station (quella del km 83). Un paio di ragazzini in monopattino mi incitano, o mi prendono per il culo, o entrambe le cose, e io cattivissimo gli dico di seguirmi di corsa invece di rompere i coglioni. Passo alla aid station come un aereo, davvero adesso è meglio lasciarmi stare, game face se mai ne ho indossata una. 

Maledetta pioggia, sempre presente, sempre intensa. 

Trovo ormai sulla strada diversi runner, alcuni davvero demoliti e stanchi. Uno però mi fa una certa impressione: è un inglese, sta camminando pinocchiatissimo in preda ai crampi. Maledizione, mancano più di 20 km, questo rischia l`ipotermia se non riesce più a correre. Così esco un attimo dalla mia trance agonistica per chiedergli come va, e soprattutto se devo dire qualcosa alla prossima aid station. Mi dice "ok", e allora decido di darci ancora di più, quel ragazzo mi preoccupa davvero, in un certo senso rivedo me stesso alla NDW, e quindi voglio raggiungere i volontari il prima possibile e segnalargli il problema. 

Una volta raggiunta la aid station e spiegato tutto quanto, mi prendo solo un pezzo di anguria e continuo di buon passo. Giù di nuovo verso il Salzburgring, ancora aid station passate al volo e ancora saluti ed incoraggiamenti con gli altri runner. 

E di nuovo il discesone verso Salzburg. Adesso un po`di stanchezza la sento finalmente anche io, così rallento un pochino e soprattutto allento la tensione agonistica di queste ultime miglia. Ad un paio di incroci mi prendo anche qualche secondo per un saluto ai volontari che se ne sono stati tutto il giorno sotto l`acqua per aspettare una manica di idioti in pantaloncini.

Di nuovo a Salzburg, di nuovo il Kapuziner. E mentre salgo ancora quegli scalini, ho un momento abbastanza emotivo, realizzo per la prima volta che ormai ce l`ho fatta. In cima, un po`di nebbiolina e la solita pioggia, stavolta però perfino gradevole e con un che di...purificante.

Ho già passato il marker dei 100 km (il percorso ufficiale ne misura 102.5, per me con il momentaneo ritorno al lago qualche chilometro prima, saranno circa 104) e mi godo ogni singolo metro della discesa sulla città.

Raggiunto finalmente lo Staatsbrücke, la sorpresa più bella: Ari che mi aspetta dall`altra parte, per correre insieme gli ultimi 400 metri verso Residenz Platz.

Momento davvero perfetto. Le dico solo "dai, andiamo al traguardo".

Ci fondiamo così in piazza a velocità supersonica, mentre sul palco si stanno facendo le premiazioni (i primi sono stati sulle 9 ore basse, alieni). 

Caccio un urlo animalesco mentre entro tra le transenne che portano all`arrivo, e tutto il pubblico si distrae per un attimo dalla cerimonia di premiazione e va in delirio totale. 

Traguardo. 104 km in 14 ore e 50 minuti circa.

Mission accomplished

Baci, abbracci, non capisco più niente. 

Capisco solo che mi mettono in mano un the caldo, invece della tanto sognata bionda, ma neppure mi lamento, anzi.

Adesso voglio solo l`albergo, levarmi i vestiti ormai inzuppati (anche se la giacca antipioggia Kalenji ha fatto il suo dovere) e infilarmi in una doccia a temperatura vulcanica.


Un po`di fango

Una volta asciutti, puliti e rivestiti, non c`è neanche poi il tempo di mangiare qualcosa, che crolliamo entrambi in un sonno profondo.

Al mattino poi, colazione mondiale in albergo a base di bacon and eggs, ed è già tempo di andare in stazione per prendere il treno che ci riporterà a casa. Le gambe fanno male, ma nella norma, e ho un po`i piedi cucinati. 

Ma è tutto ok, nella borsa ho una medaglia e una maglietta di finisher, ed è quello che mi importava.

Ha detto bene un caro amico: si è chiuso finalmente un cerchio, aperto esattamente da un anno. Un inseguimento ad una distanza voluta e desiderata come mai prima.

Oggi posso così considerarmi anche io uno del club dei 100km e, per la prima volta nella mia ancora brevissima "carriera" di corsa, pure un qualificato alla Western States. Un nome che solo a scriverlo, mi mette una paura micidiale.

E comunque, il Terzoristoro ha conquistato pure la terra austriaca.


You`ll never run alone

Alle prossime. On trail.

Manu







2 commenti:

  1. Ottimo racconto, complimenti!
    Un altro resoconto in italiano della gara si trova su http://stesosopra.blogspot.co.at/2015/06/mozart-100-ultra-panoramica-salisburgo.html

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    1. Ti ringrazio! Il tuo resoconto era stato uno dei primissimi che avevo letto! :)

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