martedì 19 maggio 2015

La mia NDW50: fiatone, merda e abbracci.

Eh no, adesso basta. 

Ne ho, ne abbiamo, ne hanno tutti le palle piene di prati fioriti, gite domenicali, selfies e grannies, sorrisi e low five dati ai bambini, immagini gloriose di arrivi indimenticabili con tanto di post Facebook "oh, non avrei mai pensato di farcela, ma ogni tanto i sogni si avverano" e cose così.

No, adesso si cambia tutto. E ora di sbattere sul tavolo cotte micidiali prese perché si parte troppo forte, corsa completamente scomposta in barba alle leggi della fisica e dell`estetica (le famose "Bannister Rules"), cagate come se non ci fosse un domani in mezzo al nulla più o meno al 30esimo miglio, chafing selvaggio dovuto alle cagate di cui sopra, e schiaffi ai bambini (no dai, per questa volta hanno ancora avuto il low five, ma dalla prossima si cambia registro pure lì).

Ecco, tutto questo è il frutto di qualche ora trascorsa in compagnia e in udienza con il Cinghialone. Erano anni, che volevo trovarmi in qualche modo sul sentiero insieme a lui, intendo lo stesso giorno. 

E a lui (e a Davide) sono bastate poche ore per spiegarmi che è ancora tempo di scuola elementare, mentre molte meno ne sono bastate al North Downs Way per infliggermi una lezione di running (e di vita) come raramente ne avevo prese. 

Un percorso di una brutalità totale, che non perdona niente, e che neppure ti da la possibilità di ristorare mente e corpo con quei bei panorami in stile SDW. Niente di tutto questo: qui si viaggia a testa bassa quando c`è da correre, e a ginocchia sulla fronte quando c´è da venire a patti con i maledetti scalini di Box Hill e Reigate Hill (con i quali appunto, NON si viene a patti: dispongono loro di te come e quanto gli pare - a meno che appunto, tu non sia uno di quei bad boys che prendono aria lì davanti).

Quindi questo resoconto parte con una bella immagine riassuntiva:



Questi tre oggetti rappresentano di fatto la mia giornata sul NDW.

Il primo a sinistra, raffigura il mio stato d`animo alla partenza. "Ma sì cazzo, mi sento carico e cattivo, ci sono gli amici dall`Italia a correre con me, questo NDW ha solo due scalini a metà strada, andiamo e rompiamo il c@lo ai cervi".

Il secondo oggetto è il mio post-Box Hill. Anzi magari lo fosse stato, o meglio, magari lo avessi avuto con me. E mentre sono lì dietro un albero in una situazione delle più pietose mai vissute, penso a quante volte le liste di mandatory gear pre-gara possano essere pure troppo corte.

Poi si ritorna sul primo oggetto, stavolta perché penso che me lo darei sui denti e sulle ginocchia, per i pensieri di guerra che avevo al mattino. Perché non si può (nella mia attuale condizione) tirare le prime 10 miglia di una 50miles in meno di 1:30. La paghi cazzo, e la paghi cara. PAM! Martellata sulle ginocchia.

Ancora il secondo oggetto, stavolta in un bel prato di Poison-Something intorno al 40esimo miglio. Non riesco neppure a piegarmi, ma quantomeno riesco a mantenere un`immagine "esterna" pulita, perché si sa: l`estetica è sempre la prima cosa.

E infine, dopo 11 ore e passa in giro per la campagna londinese, eccole lì: medaglia e maglietta di finisher. 

Ecco, il mio epicissimo race report potrebbe chiudersi qua ed anzi, lo chiudo qua.

Però, due pensieri a caso, approfittando della comodità del divano di casa e del non avere un cazzo da fare per un pomeriggio, li butto giù comunque.

Prima cosa: l`ultra è una cosa fantastica, sul serio. Mentre camminavo verso il traguardo Sabato, un paio di volte mi è scappato di urlare a qualche ragazzino boy scout "don´t try this at home". Massì pensavo, restatevene a fare i vostri picnics con vista panoramica sulla M25, che di imbecilli che si buttano su un sentiero per 10 ore e più ce ne già abbastanza. E invece no: try this at home, assolutamente.

L´ultra ti scarta come un pacchetto di cioccolatini, ti gira come un guanto di quelli da esplorazione intestinale, fisicamente e psicologicamente. 

In poche ore puoi sentirti il re del mondo, l`ultimo degli imbecilli, ancora il re del mondo e infine un bambino che piange in cerca della mamma al parco giochi...e poi ancora il re del mondo. 

Quello che ho capito Sabato (o che forse, ho cominciato a capire) è che forse non conosco modo migliore che correre 50 miglia per cominciare a capire quali sono i miei punti forti, quali le mie debolezze, quali le mie paure e quali ancora gli errori che ho fatto, presenti passati e futuri. Non fumo e non bevo (a parte una buona Ale al pub con quelli giusti): però corro 50 miglia, stabilisco un nuovo record di bestemmie concentrate in 10 scalini, mi cago addosso (forse) un paio di volte, arrivo al traguardo e vedo gli amici, e sono felice.

Ah giusto, a proposito di traguardo:




Ecco, la metto questa foto, opera per altro di una stella nascente del mondo Instagram, che ogni tanto si diletta anche con intonaco e parquet. 

Alcuni giurano per altro che esista anche un video, ma pare che lo stesso sia stato subito sequestrato dal Komitet interno (e l`autore gettato in fondo alla Manica).

Secondo pensiero a caso, o forse è il terzo o il quarto...fare sempre, sempre, sempre la propria gara, la propria corsa. Se si ha una strategia, se ci si è allenati ad un certo modo, stare a quello che si è fatto. Al massimo certo, lasciarsi una buona finestra per un po`di azzardo. Ci sta. E`pur sempre una gara, non una passeggiata nel parco. Ci mettiamo un numero, ci siamo allenati mesi e mesi per essere lì...però...però avere sempre in mente che se azzardi troppo, prendi poi una rimbalzata memorabile e arrivi quando la cicciona è già andata a casa (adattamento personale del "when fat lady sings").

E poi e poi....l`alimentazione. No, devo dire che quella è stata una delle cose andate davvero bene durante il giorno. Le shit-stops sono state conseguenza di un colpo di freddo allo stomaco preso la sera prima (e infatti già la notte pre-gara era stata piuttosto impegnativa in questo senso), ma per il resto il mio piano di un gel ogni mezzora con alternanza di Powershots ha funzionato bene.

Solo l`idratazione mi lascia ancora qualche dubbio. Nella prima parte di gara ho pisciato come la Fontana di Trevi (potrebbe essere stata eventualmente la caffeina del beverone Isomax che mi sono sparato 30 minuti prima dello start) e poi ho perso regolarità e purezza col passare delle miglia. Fa parte ancora di quei missing rings che devo mettere a posto, specie in vista di Salzburg.

Materiali...direi anche lì abbastanza ok. Ho usato di fatto tutta roba straconosciuta, a cominciare dal fido Salomon XA 10+3 anno 2011, che si è rivelato ottimo. 

Come maglia non potevo non adottare la Aschero-Shirt "modello Sindone" (copyright by le figlie di Luigi), abbinata stavolta con gli shorts Kalenjii.

Ai piedi, Brooks Pure Grit I (il terzo paio) e calzini Injinji Trail.

E basta...sì, penso di aver detto tutto.

Ah no, un attimo.

La Cùmpa. Il Terzo, gli amici che stanno ore ad aspettarti al traguardo e che poi te lo rinfacciano, vederli lì la mattina della partenza e pensi che per una volta sei tu ad aver fottuto la distanza e ad aver trovato il modo di stare una giornata con i fratelli veri. Anche se hai dovuto farti 1000 km in auto (e altri 1000 per il ritorno), anche se hai fatto una serie di cazzate memorabili per il solo gusto di correre due miglia insieme a loro, anche se...

Questa è la vera foto del giorno.



E infine, giusto perché sono in vena di confidenze, eccovi pure lo scatto che rivela la firma del contratto col mio nuovo allenatore:



Cinghial way of life.

Ci vediamo a Salzburg.

Sempre e comunque, #Terzoristoro.

Manu

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