domenica 14 dicembre 2014

Weekly report: the time is now.

Allora,oggi mi prende così. Niente post del Lunedì, con il solito resoconto della settimana appena trascorsa. Invece ora vi sorbettate (mi rivolgo sempre ai 4 gatti che leggono) un report settimanale un po' diverso, anticipato alla Domenica sera perchè mi va così. E perchè è stata una gran settimana.

Doverosa premessa. Questa è stata la seconda settimana di mini-scarico all'interno del "tabellone" che mi guida verso SDW. Quindi meno km rispetto alle settimane precedenti, meno intensità, eccetera eccetera.

Come numero di uscite, mi sono tenuto ancora una volta sulle 4 invece delle quasi canoniche 5. E questo in sostanza perchè al Sabato avevo una commissione importante a Friburgo che mi avrebbe preso tutto il giorno, e quindi stavolta il lungo settimanale è passato alla Domenica, diventando di fatto l'unica uscita del weekend.

In breve, a 'sto giro ho deciso di percorrere le mie tre uscite "feriali" senza gps e robe così. Solo con l'orologio da polso, giusto per avere un'idea del tempo trascorso sulle gambe. Niente menate su distanza, passo, frequenza cardiaca e calorie consumate. E niente mp3, niente musica. Solo io e i miei passi e...per due volte anche Ari, che procede nella sua preparazione verso la mezza-maratona di Friburgo di fine Marzo. Spettacolo, chiacchierate alla luce delle frontali, gambe abbastanza stracciate dalle settimane precedenti, ma ok.

L'idea del "tempo sulle gambe" non mi era ovviamente del tutto nuova, ma sentivo il bisogno dopo un po' di mesi, di tornare ad una visione primigenia, primitiva, fanciullesca e spensierata non solo della mia corsa in generale, ma proprio anche di ogni singola uscita. Correre per il piacere di farlo, fino "all'ora di cena" e via così. La testa ne ha giovato, le gambe pure e il morale si è mantenuto bello alto.

Questo minestrone per arrivare finalmente a Domenica, a oggi insomma. Giorno di lungo. Giorno semplicemente spettacolare.

Al mattino ovviamente, cielo grigio e pioggia. Perchè il sole c'era già stato il Sabato, e non sia mai che d'Inverno si becchi un weekend con due giornate belle. Ma chissenefrega. Stamattina ero carico, avevo veramente voglia di uscire. In più, nonostante le nuvole (o proprio grazie ad esse) la temperatura era veramente fuori stagione per questi posti: 12 gradi belli stabili, quasi da andare in maniche corte (come poi ho fatto, in effetti). Perfetto. Colazione sostanziosa ma non troppo, come mi sto abituando a fare se poi vado a correre, e in un paio d'ore sono già al parcheggio del Kandener Bahnhof (un giorno poi devo scrivere del favoloso trenino a vapore che qui fanno ancora girare nei mesi estivi, ma è una storia lunga). Il cielo è sempre grigio, ma molto più chiaro delle altre volte, e non c'è neppure nebbia. Oggi ci si può guardare in giro finalmente, e godersi la Foresta vestita d'Inverno.

Ah dimenticavo: stavolta l'ho porto il Garmin, perchè sono quantomeno curioso di tracciare il percorso che farò oggi. Però di nuovo, imposto la sola schermata con il cronometro, e tengo nascosti tutti gli altri dati. Li leggerò a fine giro, forse. Oggi voglio guardarmi intorno e pure dentro, che "da leggere" ne ho comunque.

Parto e imbocco il familiare Sauweg fino all'incrocio col Fasanengarten. Oggi niente cacciatori e niente divieti, tutto aperto e via andare. Percorro il Fasanengartenweg che oggi finalmente è bello luminoso, scopro così i contorni della pista che l'altra volta erano avvolti in un mare di nebbia. Anche la percezione di me stesso, di dove mi trovo, cambia. Con la nebbia sento di correre verso una dimensione vicina eppure ignota, oggi invece è tutto chiaro, mi verrebbe da dire "sincero". Niente misteri, luce dentro e fuori, bene così.

Le gambe giracchiano dai. Stavolta vesto il pantalone lungo Kalenji (e sì, ahimè sempre in lycra...ma ho deciso di cercare un paio di pantaloni lunghi da freeballs come piace a me) e la fedelissima t-shirt del Trail Aschero 2012, ormai consumata e sudata, ma ottima per traspirabilità. In più manicotti che fa sempre figo e il gilet dei tempi ciclistici. Ah, il motivo dei pantaloni lunghi? Nessuno in particolare, volevo solo provare la differenza con il tre quarti che devo dire...continuo a preferire come soluzione prettamente invernale.

Come anticipato, dopo qualche km via i manicotti e il gilet, e si resta in maglietta a maniche corte. A Dicembre, in Schwarzwald: spettacolo!

I km scorrono via e sempre con la cartina a portata di mano, faccio rotta verso Egerten, delizioso paesino praticamente invisibile, almeno che non ci si arrivi in deltaplano o...di corsa. Mucche ovunque, un paio di Wanderer e questo cartello:

C'è traffico...

Adesso va bene tutto, ma vi assicuro che di alci, qui da noi, non se ne vedono. Il cartello è svedese (sfondo giallo, mentre quello norvegese ha lo sfondo bianco) e stava nel giardino di un paesano. Non so perchè, ma sul momento mi ha fatto sorridere: con la testa sono tornato per un istante al 2010, al primo viaggio in Svezia per andare a trovare Ari, e ai miliardi di cartelli così che avevo visto. Bel momento!

Stretta svolta a sinistra, e imbocco il Planetenweg: si chiama così perchè di fatto è inserito all'interno di un percorso naturalistico-didattico, di quelli con i cartelloni esplicativi, ecc...Gran bel sentiero, niente da dire. Sinuoso, ondulato, dentro di me trasferisco per un attimo questa immagine ad un altro sentiero così, che tra qualche mese dovrò percorrere, e mi sento bene. Mi viene incontro un'altra Läuferin con cagnotto al seguito, scambio di sorrisi e saluto "da runner", e via.

Adesso la pista sale più decisa. E' anche un po' fangosa, ma le Grit tengono alla grande (ah giusto...'sta roba delle scarpe che non tengono su pietra bagnata - quando mai è esistita una scarpa che tiene invece: semmai nan, scala un paio di marce e stai più attento - ...menata tremenda da forum, un giorno devo scrivere pure di questo: le scarpe che "non tengono su pietra bagnata" hanno rotto il cazzo). 

Arrivo così alla collina della Scheideck, altro luogo da dove passo in BDC durante la bella stagione (a proposito di BDC, pensierino di fine anno: tornare in sella con più frequenza, mi manca un po' il vento in faccia). Ora il cielo è un po' più chiuso e c'è aria di pioggia in giro. Ma è ok. Sono in the zone e sono già oltre le due ore. E' il momento di dare un filo di gas. 

Ah giusto, l'alimentazione. Gel ogni 40 minuti (con stavolta la piacevole "sorpresa" di aver trovato digeribile pure il gusto limette, che non mi aveva entusiasmato in un esperimento precedente) e...le caramelline!!! Le bastarde arrivano proprio alla scadenza delle 3 ore. Voglio provare ad integrarle con i gel, in modo che ne costituiscano una piacevole alternativa. In breve: gel, caramelline, di nuovo gel. Funzionano, anche se vanno prese un po' più frequentemente (diciamo ogni 10-15 minuti).

Sono già oltre le tre ore e mi sento ancora abbastanza tonico. Brucio la salita dello Zeitweg direttamente di corsa (cosa impensabile anche solo un mese fa) e decido per un secondo giro sul Fasanengarten. Adesso piove pure, bello deciso, ma sempre piacevole. Sembra insomma quella pioggia tipica di mezza stagione, neppure fredda. Anzi, mi sento ancora più reinvigorito e idratato. Picchiata su Kandern, che il sogno (perchè oggi era così: un desiderio, più che un obbiettivo concreto) delle 4 ore sulle gambe si avvicina. 

Manca ancora un 15 minuti circa al gong, e l'auto è a poco più di 400 metri. Non se ne parla nemmeno. Curva secca a sinistra e via a imboccare il Vogelbacher, quanto meno il primo tratto. E' sempre tosto, ma oggi lo corro decisamente carico. Alterno anche camminata veloce, ma sento che ancora voglia di spingere. Scollinamento e toboga finale verso Kandern. 

Eccomi. 4 ore esatte.

Da qui in poi, quello che penso, che ricordo, pure che scrivo ora, è frutto del casino (nel senso del disordine) di cose che mi passano in testa.

Penso che "4 ore" sul mio cronometro non le vedevo dalla notte di Ulm (allora, mi fermai dopo 4 ore e 10 minuti, pur se zoppicavo da quasi un'ora). 

Penso che 4 ore in allenamento non le percorrevo dalla Primavera 2013, quando preparavo la mia prima (e finora unica conclusa al traguardo) ultra: la 50 km dello Swiss Jura. Curiosamente, allora la distanza percorsa fu più o meno la stessa di oggi. Ma una grossa differenza, è che allora ci arrivai per puro "dovere" da tabella, con poca poesia insomma, con poca visione. E per giunta, cotto marcio. Oggi, ci sono arrivato in euforia mistica, carichissimo e con la sensazione di avere ancora della benzina (non parlo di "velocità" o "motore" o cazzate simili: parlo proprio di voglia di andare, di piacere di correre, di morale a mille insomma.) Super.

Penso infine che oggi è una di quelle giornate così, diciamo rivelatorie. Di quelle che passano ogni tanto od ogni pochissimo. Quelle giornate in cui vorresti correre per sempre, sospeso in quella beatitudine, in quel satori (che per inteso, non è roba di SJ: è semplicemente bushido - che lo zio Scott ha però ottimamente spiegato e adattato alla corsa). 

Senti di aver trovato un collegamento, di aver chiuso un cerchio (ecco il mio pensiero a Ulm), di aver completato un tuo percorso, e capisci che davanti a te se ne apre un altro. Magari con le stesse piste, salite e discese di sempre, ma sei tu che sei diverso, che sei "nuovo". O che sei semplicemente tornato.

On Trail.

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