martedì 7 luglio 2015

Gunhild, John e l`arte di arrivare penultimi....

Lo dico subito: visto che a parlare dei primi ci si è rotti le palle, e che gli ultimi saranno i primi, ecc.. ecc.., stasera mi andava di scrivere due righe in tributo a John Corey e all`arte dell`arrivare...penultimi.


Das Beste oder Nichts...


In breve: lo scenario è quello visto e stravisto in questi giorni: la Placer High School di Auburn, il tartan leggendario di quella pista di atletica che vuol dire traguardo della WS (non per tutti, Brian Morrison insegna). 

La vicenda è presto detta: Gunhild Swanson da Laubach (Hessen), taglia il traguardo con 4 o 6 secondi rimasti al cut off della 30 ore. Delirio totale, game, set, match e pure history.

A mio avviso però, il vero eroe di tutta questa storia è tale John Corey. Lui il traguardo lo taglia in 29h 59 minuti e 27 secondi. Una impresa mostruosa. Al confronto, il 29h e 57 minuti di Thomas "Tom" Green dello scorso anno (a proposito, rimettiti presto zio Tom) è una corsetta in relax totale. 

Eppure...eppure mister Corey rischia di passare alla storia come il penultimo meno considerato di sempre (per merito o per colpa - punti di vista - di zia Gunhild).

Ulteriore beffa: Mrs. Swanson ammetterà candidamente di aver sbagliato un incrocio e di essersi fatta un miglio in più. Dunque, senza il suo errore di percorso, sarebbe giunta al traguardo con una decina di minuti di anticipo, passando alla storia comunque come la più "anziana" finisher di sempre, non rompendo le palle a Katie Trent (la più giovane di sempre, che ha chiuso terzultima) e lasciando al nostro eroe John Corey la gloria di essere l`unico e solo show stopper di quest`anno. 

Ma d`altra parte, volsi così cola dove si puote e bla bla...

Considerazione a margine prima di andare a far cena: arrivare ultimi o penultimi, è una cosa di una difficoltà mostruosa. 

Uno dice "beh, ma che ci vuole: vado piano, pianissimo, cammino sempre, cazzo arriverò ultimo no?". Niente da fare. Dai tempi di Malabrocca (che si nascondeva nei fienili) fino al caso estremo (e secondo me pure vagamente antisportivo) di Coledan e Kluge questo`anno al Giro (mi siano perdonati gli insistiti riferimenti al ciclismo, ma trattasi pur sempre di suolo natìo), la letteratura sportiva è piena di racconti su lotte all`ultimo (è proprio il caso di dirlo) sangue per arrivare al traguardo ben dopo che ha cantato la cicciona. 

Ci ho provato anche io una volta, presentandomi ad una ciclo-crono-machecazzoera-scalata in bici, dieci giorni dopo una brutta influenza. Orgogliosissimo per essere arrivato al traguardo in una (credevo) meritatissima ultima posizione assoluta, mi dovetti però arrendere alla solita manica di ciclopensionati nascosti in una qualche trattoria valbormidese. 

Vabeh, la chiudo qui: prima però, un link al video dell`arrivo di John e Gunhild ad Auburn.

https://www.youtube.com/watch?v=hfrv75ybVYM

Dice bene il titolo: The Greatest Western States 100 Finish Ever. 

John Corey uno di noi.

Manu


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