sabato 11 aprile 2015

SDW50 2015 Race Report (italian version)

Eccoci qua finalmente, a cercare di mettere giù due idee sulla giornata di SDW50. Con mostruoso ritardo ovviamente, anche perchè dopo la gara ne ho approfittato per godermi una piccola vacanza con Ari in Sussex, tra mangiate come-se-non-ci-fosse-un-domani e lunghe passeggiate alle Seven Sisters e in giro per la campagna, ma senza alcun contatto con il mondo esterno nè tantomeno collegamento internet. In culo al mondo insomma, proprio come volevo. 

Siamo tornati ieri sera, giusto in tempo per fiondarsi in letto demoliti dal viaggio, e finalmente oggi ho un po' di tempo per provare a ripercorrere con la tastiera del PC quella splendida giornata.

Vi avverto, sarà un racconto carico di melassa, retorica, epica e leggende. Quindi, se volete evitarvi tutto questo, eccovi una versione accorciata della mia SDW50:

Andato, corso, traguardo, finisher, bellissimo.
Aannndd..that´s it.

Bene, ora che abbiamo già segato metà dei 4 lettori potenziali, restiamo ai 2 abituali e va bene così. :)

Tutto comincia il Lunedì prima della gara, anzi ancora la Domenica sera. Decidiamo infatti di viaggiare di notte, un po' per trovare temperature più fresche e meno traffico, un po' perchè non stiamo più nella pelle dalla voglia di andare, un po' perchè abbiamo il traghetto a mezzogiorno del Lunedì, e vogliamo arrivarci in gran relax. E così è: il viaggio passa via veloce tra pause di micro sonno e qualche chiacchiera, e la mattina siamo già a Calais pronti ad imbarcarci. 

Giornata bellissima ma molto ventosa, eppure c'è un tempo così terso che possiamo vedere distintamente da Calais già la costa inglese e le famose white cliffs di Dover, la vera porta verso l'Isola, nonchè uno dei miei ricordi più cari dei viaggi di tanti anni fa con papà. 1h e mezza di traghetto e siamo di là (ho scoperto dopo perchè sui time tables di P&O si legge 30 minuti di durata per il viaggio di andata, e 2 ore e 30 per il ritorno...trattasi di fuso orario: minimo, ma pur sempre fuso...).

Ancora un paio d'ore di motorways e campagna inglese, e siamo al nostro cottage.


Che favola!

Un sogno, immerso nella campagna del Sussex, con vista quasi sul mare, e soprattutto a due passi (in senso letterale) dal South Downs Way. Bene così, avrò qualche giorno per ambientarmi e cominciare a sentire odore di 50 miglia.

Le giornate trascorrono così tranquille; per me è pur sempre l´ultima settimana di tapering, e così ne approfitto per caricare il serbatoio (leggi: mangiare come un drago) e dormire come un ghiro. Mi prendo solo un momento per me, quando decido al Mercoledì pomeriggio, in una luce di Sole quasi al tramonto, ti infilare pantaloncini e scarpe e andare a provare un paio di miglia sul SDW. Pomeriggio incantevole, trovo anche un paio di runner (tra me e me penso: chissà se anche loro saranno a Worthing al Sabato mattina) e molti che passeggiano a cavallo. Mi sento bene, carico. Scendendo nuovamente verso il cottage sento per un attimo quella cosa dentro, nel cuore e nelle gambe; capisco insomma che sono pronto, e che Sabato mi aspetta davvero una grande avventura.

E così arriviamo al grande giorno.

Sveglia presto, che devo ancora completare gli ultimi preparativi (ovvero: buttare tutto il possibile dentro ai borsoni e approntare un minimo di drop bag che mi servirà poi nel caso raggiungerò il traguardo). Buona colazione ma non troppo abbondante (latte e...lo ammetto, choco pops, pane e marmellata e una banana, il tutto innaffiato di buon tea) e siamo pronti. 10 minuti di auto e arriviamo finalmente all´Hillbarn Recreation Ground di Worthing. Uno spettacolo: college tipico inglese, con prato sterminato dove sono disseminati campi da calcio e da rugby, più alcune strutture per il track and fields. Vera sport culture inglese, come piace a me. Sono gasatissimo!

Mi avvio al tavolo delle registrazioni e del check-in del materiale obbligatorio, tutto avviene velocissimamente e con grande efficienza e cortesia. Faccio anche la conoscenza di Nicci Griffin, la signora Centurion, e di James Elson, RD della gara nonché fantastico ultrarunner: un grandissimo, io senza vergogna gli dico di essere "l´amico di Davide" (ah giusto, e di chi vuoi che sia la colpa del perché io mi trovo qua...) e lui simpaticissimo mi chiede se ho un tempo in particolare come obbiettivo e cose così: assolutamente no, rispondo io; che cavolo, è la mia prima 50 miglia, neppure so se arriverò intero fino a Eastbourne, figuriamoci se mi immagino un tempo di riferimento. Gli dico che penserò solo a godermi la giornata e l´esperienza, e ricevo il suo più sincero in bocca al lupo. Giusto ancora il tempo di acquistare il libro di James Adams "Running and stuff" al pop up store Centurion, e soprattutto di fare una foto con una vera leggenda dell´ultrarunning mondiale...

The Can and I.
...ed è tempo di prepararsi. Un paio di giri veloci in bagno per esorcizzare un po´di normale emozione, e si va verso il materassone Centurion al centro del prato.

Non preoccupatevi: alla vostra prima 50mi, potreste avere questa faccia scema.

Nell´aria si respira un´ondata inarrestabile di endorfine e cazzutaggine, questi intorno a me sono runner veri, il livello generale del field è altissimo!...e mentre sto ancora pensando a cosa ci faccia io qui in mezzo, James fa partire il countdown e da il via!

Let´s go!

Anche questa volta, anzi ancor più oggi, scelgo volontariamente di partire in fondo al pack. Non voglio correre il minimo pericolo di farmi trascinare dalla corrente e dalla voglia di andare. Sarà una giornata lunghissima, e mi aspettano numerosissime insidie e cose che non conosco. Meglio starsene tranquilli, cercare il passo e il respiro giusto, e fidarsi della propria strategia (di sopravvivenza).

Prime miglia e primi imbottigliamenti (ci sta, quando sei nella pancia o nel fondoschiena del gruppo). Risaliamo lentamente una pista che costeggia il golf club di Worthing, il nostro obbiettivo ora è di fatto "andare a prendere" il South Downs Way, che ci aspetta al miglio 5 più o meno, non prima però di aver raggiunto il bellissimo Chanctonbury Ring. E proprio su questo salitone trovo ad applaudire e salutare i cari Robert ed Emma, i "padroni" del cottage e del farm dove stiamo noi. Coppia sulla 30ina con figlio in braccio e cagnotti al seguito, due belli allevatori tipici inglesi, di una simpatia davvero squisita. Che sorpresa vederli lì ad incitarci: abbraccio e pacca sulle spalle, ci vediamo stasera guys!

Oh giusto, nota a margine. Il percorso è segnato perfettamente, i ragazzi di Centurion hanno fatto un lavoro eccezionale. Tracciatura essenziale e senza fronzoli, come mi piace, ma davvero chiara.

Le prime miglia sono davvero magiche. Senti e capisci che ognuno sta cercando il suo posto, nel gruppo e forse pure un po´dentro se stesso. Alcuni chiacchierano amabilmente come se fossero ad una passeggiata della Domenica pomeriggio, altri sbuffano come tori in gabbia in attesa di iniziare a martellare, altri ancora corrono con una faccia completamente da ebete, in piena euforia da corsa (vabeh...facciamo uno, che corre così...:)). Sono felice cavolo, non smetto di guardarmi intorno e di godermi questi fantastici panorami (il tempo adesso è ancora ok). Questi profumi di campagna e di prati inglesi, di pioggia anche quando c`è il Sole, e noi all´inizio di un lungo viaggio su un sentiero bellissimo: momento incredibile!

Dopo circa 11 miglia arriviamo alla prima Aid Station, a Botolph. Numero di gara rilevato, neppure mi fermo. Sto bene, e ho già da tempo dato inizio alla mia strategia alimentare: un´alternanza regolare di gel, shots e wafer, tutto made by Powerbar, a intervalli di circa 30 minuti. Inoltre ho i due handhelds, divisi in solo acqua e isodrink (quest`ultimo di fatto non lo ricaricherò più, preferendo la soluzione del bere solo acqua dopo le prime 3 ore). Ah giusto, a proposito di aid stations: disposte benissimo e nel numero giusto, i volontari sono semplicemente fantastici ed efficientissimi, ad ogni aid station è tutto un "lookin´good man" e "well done!", ai quali rispondo con ringraziamenti continui per il tempo che ci regalano e per la loro assistenza (ringraziare poi con la bocca sempre piena è una cosa da veri gentleman!).

Prime salitone di giornata, il vento adesso si è fatto più intenso e il cielo è nuvoloso. Ovviamente in salita vado di power hiking ma senza esagerare, e in alcuni tratti riesco perfino a corricchiare un po´. Mi sento sempre benissimo, eppure ammetto di essere un po´ "preoccupato": in sostanza penso di star andando "troppo" forte rispetto a quanto pensato e voluto. E il Garmin è lì a dimostrarlo. Sto procedendo circa a 30 secondi al Km più veloce di quanto immaginato, e la paura di imballarmi con il passare delle miglia è lì ben presente. Così decido di rilassarmi ancora di più, di sciogliere spalle e schiena nelle discese e di controllare il bacino e la schiena in salita, senza schiacciarmi troppo in avanti (rischierei altrimenti di compromettere il giusto ritmo di respirazione, un po´come feci al Ticino 2 anni fa). E soprattutto, continuo a godermi i vari incontri con gli altri runner (porca miseria è dura adesso ricordarmi tutti i nomi: Pam e Brian, Jo, James, e chissà chi sto dimenticando adesso): sono sempre belle occasioni per fare conoscenza, scambiare due impressioni sulla giornata, e condividere qualche storia di running.

Così racconto anche un po´la mia di storia: spiego che è la mia prima 50 miglia, e ovviamente la prima volta sul SDW. Racconto però che già da bambino ero venuto da queste parti, e che quando il mio amico Davide mi aveva consigliato di correre questa gara, non ci avevo pensato un minuto, tanto desideravo tornare in questi posti, e avere pure la possibilità di correre questa 50 miglia in memoria di mio papà, grazie al quale ho imparato ad amare l`Inghilterra. E papà oggi corre con me, ne sono sicuro, tante sono le volte che ne avverto la presenza, fosse pure nella pioggia e nel vento che ci accompagna verso Eastbourne.

Siamo adesso intorno al 25esimo miglio. Adesso c´è da correre una leggera discesa di cemento battuto, non il massimo per le mie caviglie. Ma metto giù il testone ed esco da questo passaggio particolarmente duro.

31esimo miglio, momento satori. Sono da qualche parte in cima ad una collina, sta piovendo duro e di traverso, ma non è freddo. C`è pure un filo di nebbiolina. E sto veramente bene. Saluto un paio di escursionisti e mi scappa proprio un "I love this race!"

Si, lo ammetto, mi sento in cima al mondo, ma è una sensazione davvero difficile da spiegare: è come se in un attimo tutti i sacrifici di questi mesi, gli allenamenti, i momenti belli e quelli difficili, tutto quanto si unisse in un singolo momento di beatitudine, di felicità di esserci, come se davvero si potesse trovare il proprio posto nel mondo. Insomma, bello.

Non devo distrarmi troppo però. Tra poco sarà vero leap into the unknown (cit. Hal Koerner): il mio limite è alle 35 miglia, e da lì in poi sarà un viaggio in territori inesplorati, del corpo e della mente.

E a sollevare corpo e mente poi, ci pensa la magica comparsa, alla aid station di Southease (o forse già a quella prima, adesso non ricordo), del miglior cibo che esista per l´ultrarunning: l´anguria e il melone. Il top assoluto, ti mette a posto bocca e stomaco: in combinazione poi con due sorsate di pepsi, davvero ti rimette a nuovo.

Altra salita, adesso le miglia cominciano a farsi sentire: si corre meno e si cammina di più, eppure vedo che continuo a darci bene e convinto. Sono anche contento perché non ho nessun problema di stomaco. La strategia alimentare approntata in lunghe Domeniche in giro per boschi dalle mie parti, sta funzionando alla grande. Bene così. Piedi e gambe ok...insomma, un buon bilancio dopo 40 miglia.

Ora finalmente è pure uscito il Sole, che sensazione! Io la chiamo "magic hour". Quando insomma capisci, per la prima volta, che ce la puoi fare. Siamo a 10 miglia dal traguardo, meno di una mezza maratona in condizioni "normali", ma molto di più se pensi che nelle gambe hai già 7 ore di corsa. Eppure sarà la luce del pomeriggio che è tutta particolare, sarà che adesso ci do veramente bene perché ho voglia di vedere il traguardo e abbracciare Ari che mi aspetta a Eastbourne, fatto sta che mi sento veramente leggero, contento, a posto.

Trigger finale al miglio 48, segnale che ci tocca lasciare il South Downs Way per buttarci nell´ultima discesa verso Eastbourne, e ci si comincia a dar pacche sulle spalle con gli altri runner. Ce l´abbiamo fatta! La discesa la percorro pure benino (io che storicamente sono veramente piantato in discesa, e il resto della giornata non ha fatto eccezione in questo senso) e in un attimo siamo per le viuzze della periferia di Eastbourne.

Fantastica sensazione. Un paio di km di asfalto verso la pista di atletica che vorrà dire traguardo, sono in piena esaltazione mistica, e anche se percepisco un po´di stanchezza, sento che avrei voglia di non fermarmi mai.

L´entrata sulla pista è qualcosa da pelle d`oca, pure adesso che ne sto scrivendo.

Joining the track

Madonna quanto ho sognato e immaginato questo momento. E´veramente il coronamento di tutto.

Giro di pista e finalmente traguardo, in 9h e 35 minuti circa. Baci e abbracci con chiunque mi capiti a tiro in quel momento, e finalmente mi mettono al collo lei, la medaglia di finisher.

Vedo ancora Nicci e James, ai loro abbracci e complimenti non posso che rispondere con dodicimila ringraziamenti per tutti questa giornata.

Ora però devo pensare ad un´altra "emergenza": un minimo di stretching prima di infilarmi nelle docce. So che se non mi distendo un po´, il giorno dopo sarò veramente incricatissimo. 

Tutto ok comunque, dopo pochi minuti anzi sono già fresco e docciato (facciamo solo docciato vah, "fresco" proprio no :)) e pronto ad azzannare il panino con sausage offerto dall´organizzazione. Con Ari poi saliamo infine sullo shuttle bus in direzione Worthing (incredibile: non sono neanche le 8 di sera, ed io che pensavo di arrivare a Eastbourne ben dopo il tramonto).

Finalmente al cottage, ci schiaffiamo tra divano e letto, e crolliamo entrambi in un sonno profondissimo.

No, col cavolo. Ari dorme della grossa, ma io invece continuo a girarmi in preda ad adrenalina pura post corsa, e soprattutto sentendo i muscoli delle gambe bollenti. Ho caldissimo, e credo sia veramente dovuto allo sforzo prodotto per tutto il giorno. Così mi trasferisco direttamente sul divano per non disturbare Ari, e lì finalmente riuscirò a prendere qualche ora di sonno.

Prima di addormentarmi però, mi guardo ancora un po´la medaglia Centurion e la bellissima maglietta finisher. Devo ammetterlo, hanno un sapore tutto particolare, indescrivibile. Ce l´ho fatta: sono, di nuovo, un ultrarunner.

I giorni successivi sono poi passati tranquilli. A parte la Domenica e il Lunedì, quando ho dovuto faticare un po´a cavarmela con le scalinate del castello di Arundel, da Martedì in poi ho cominciato a sentirmi di nuovo a posto e in recupero.

Recovering at The Sisters

Un po´la cucina del luogo e un po´le passeggiate rigeneranti al Billig Camp e a Beachy Head, hanno poi fatto il resto, e così al Mercoledì mi sentivo finalmente di nuovo ok.

E infine al Giovedì, approfittando di una giornata davvero incantevole (ma tutta la settimana siamo stati davvero fortunati con il meteo) abbiamo deciso di farci ancora una corsetta sul tratto di SDW vicino al nostro cottage (tra il 5 e il 10 miglio del percorso di gara). Bellissimo. 

E´stata per me così l`occasione per salutare il South Downs Way. Una pista splendida, panoramica e "logica" nel suo andamento, decisamente uno dei più bei sentieri sui quali abbia corso.

L´ho salutato, certo,ma si è trattato di sicuro di un arrivederci. Perché sul SDW, ci correrò ancora.


See you next SDW!

E adesso testa e gambe verso NDW50 a metà Maggio. Un altra fantastica avventura che mi aspetta. Stavolta forse, pure con un paio di amici in più.

Terzoristoro sempre, comunque e ovunque.

Manu



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