Sul pavimento ci sono ancora sacche e zaini da svuotare, roba sporca sparsa ovunque, un paio di Helios ancora col fango su, e la drop bag marchiata bib 54 in mezzo a tutto questo casino…e così scopro, dopo qualche ora di rincoglionimento post viaggio, che anche stavolta è stata tutto sommato una gran bella avventura, su un gran sentiero e con tante belle facce intorno.
Semplicemente, South Downs Way 50 ed. 2016.
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Mud of glory |
Ma andiamo con il solito disordine.
Dei mesi e delle settimane precedenti questo viaggio inglese di inizio Aprile ho già scritto spesso da queste parti.
Per riassumere: ho deciso l´anno scorso di inserire un´altro giro di SDW50 in preparazione alla SDW100 di Giugno. Posizionata a due mesi dalla sorella maggiore, ed essendone di fatto la seconda parte, ho pensato fosse l´occasione perfetta per mettere alla prova gambe e testa, e pure materiali e cosine varie che mi verranno utili più avanti.
E ovviamente, last but not least, ha contato il fatto che l´avessi corsa già nel 2015, e che mi fossi innamorato di questo sentiero al primo passo (per non parlare della centurionity e di tutto ciò che gira intorno alla splendida macchina organizzativa approntata da James e dal suo Team).
Da un punto di vista dell´allenamento…beh, diciamo che quest´anno mi sono presentato al materassone di partenza di Worthing con circa 6 settimane in meno di „preparazione“ (parolone) rispetto al 2015, anche se ovviamente con più esperienza e con meno „pressione“ da prima volta sulla distanza.
Tuttavia sono riuscito, immediatamente prima del tapering, a mettere giù un bel blocco di lavoro, culminato in una bella 100 miles week (con back to back da 50 miglia complessivo). Insomma, ci sono arrivato non certo al top, ma tranquillo e motivato.
Strategia? Beh, mettiamola così…c´è scritto sui libri che le cosiddette tune up races andrebbero corse come allenamenti con aid stations, giusto? Ecco, io però di quello che c´è scritto sui libri comincio ad aver le p..le piene e tutto sommato, se devo sminestrarmi 2000 km in auto tra andata e ritorno per fare un allenamento, me ne sto a casa e mi faccio un giro dalle mie parti.
No cazzo, già metto il numero due volte all´anno, almeno che ne valga la pena, giusto?
Quindi la mia sarà la solita strategia. Non fare la figa, dare il meglio e godermi la giornata e tutto quanto intorno, sentiero e compagni di avventura compresi. A fine giornata poi si vedrà.
Senza contare un altro elemento che mi spinge stavolta a non tirare indietro il sederino: se la SDW50 corre come detto sulla seconda metà della 100 miglia, significa che a Giugno correrò questi settori con le gambe già stanche. Quindi meglio provare a stancarsi un po´adesso, e vedere cosa si prova a salire la collina di Afrilston con i quads belli duri.
Ah giusto, ancora un passo indietro. Ovviamente la SDW50 è stata anche l´occasione per mettere dentro qualche giorno di vacanza con Ari in Sussex, con tanto di passeggiata sul lungomare di Brighton al Martedì (e degustazione di un clamoroso Fish and Chips) e nella campagna di Midhurst (e passaggio incosciente in una tea room del paese, i cui scones e cup cakes per poco non mi mandano a troie lo stomaco due giorni prima della SDW…arrghhh, ma che buoni!). Come sistemazione siamo andati sul sicuro: ancora il nostro cottage di Findon, in mezzo a splendide colline e a due passi dal Chanctonbury Ring e dal South Downs Way.
Due passi che ho deciso di farmi poi al Mercoledì in modalità shake out run, con un bel Sole pomeridiano e il tipico ventone laterale che pettina sempre questa fantastica pista. Sta diventando una bella abitudine tutto sommato. Vanno via le scorie del viaggio, la testa si libera di tanti pensieri e sento che entro in The Game. Mi sento pronto, Sabato sarà una grande giornata.
Ed eccoci finalmente al race day!
Fuori piove (ma si sapeva) ma la perturbazione dovrebbe comunque passare sopra le nostre teste in tempo per farci partire asciutti. Certo, il fatto che abbia scaricato acqua tutta la notte significa una sola cosa. Avremo fango, e non certo in dosi omeopatiche (con buona pace dei soliti fenomeni che nei giorni precedenti infestavano forum e gruppi vari con domande fondamentali del tipo „ma si può correre con le stradali?“ e cose simili); ma va bene così tutto sommato: siamo sul South Downs Way accidenti, fa parte del gioco (anzi, del Gioco, rigorosamente maiuscolo).
Che bello essere di nuovo su una start line. Quelle piccole meccaniche della mattina prima di un grande appuntamento. Gli ultimi preparativi, la sistemazione dell´outfit, la colazione di rito…decisamente, time to lace up!
Sbrigate le pratiche di registrazione e ritiro del numero (e di shopping compulsivo al pop store Centurion…) è tempo di saluti e qualche chiacchiera con alcuni amici locali (e pure due italiani pescati per pure colpo di…idioma). Due parole anche con Mister James Elson (RD e personaggio sempre fantastico, che non nega un abbraccio e qualche consiglio anche al sottoscritto, pur preso nella bolgia organizzativa) e siamo già sul prato dell´Hillbarn College di Worthing.
Race briefing di 30 secondi („queste le frecce, queste le bandelle, andare verso Eastbourne, have fun“) e si parte!
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And we are off! |
Come al solito preferisco partire dalla zona bassa del pack ed evitare di farmi tirare troppo nelle primissime miglia (qualcuno ha detto North Downs Way?). Al tempo stesso però, cerco di far girare le gambe appena di più rispetto allo scorso anno, e così i primi km passano via fluidi, con tutto il gruppo ancora compatto eppure sufficientemente sgranato da non creare ingorghi.
Appena però raggiungiamo il South Downs Way, appunto nella zona del Chanctonbury Ring, decido di mettermi al lavoro.
Via il buff e manicotti giù, è tempo di sudare un po`. Risalgo bene il gruppo, e mi lancio verso la mitica pig farm. Arrivo così bene alla prima aid station (Botolphs), ma scelgo di non fermarmi neppure. Le soft flasks sono ancora belle piene, strategia di un gel ogni 40 minuti (anche questa una piccola variazione rispetto all´anno scorso) perfetta, e gambe ok.
Ed ecco così la prima vera salita della giornata, dove insomma si dovrebbe camminare…no way, anche questa oggi decido di farla di corsa. Stringo un po´i denti, ma adesso sto veramente lavorando in ottica SDW100. Che questa sia una 50 miglia intensa, con un bel effort complessivo: sarà tutto fieno che tornerà utile tra due mesi, penso io. No, tutte cazzate. In realtà qui dovrei andare davvero di power hiking, ma va bene lo stesso.
Sto viaggiando complessivamente anche con qualche minuto di vantaggio rispetto ai miei tempi del 2015 (vantaggio costruito soprattutto nella primissima parte), e sono contento, anzi esaltatissimo, perché il SDW ancora una volta ci offre panorami incredibili sul mare e con vista già sulle Seven Sister (che distano 50 km abbondanti…).
Arrivo alla Housedean Farm, la mitica aid station con tanto di anguria e melone. Spettacolo! Breve refill di una softflask, un gel e sono già fuori.
Siamo intorno alle 25 miglia (circa metà percorso) e so che da adesso il gioco si farà duro.
Arrivano le salite dure, e le gambe cominciano a segnalarmi quella storia delle 6 settimane in meno di allenamento unite alla partenza baldanzosa e alla salita di Botolphs corsa alla tercera. Bene così, quello di cui avevo bisogno. Gambe che si induriscono, e possibilità di capire come reagisce tutto il sistema nel gestire un patrimonio non gigantesco di energie. Devo dire che me la cavo bene, tutto sommato. Un bicchierino di coca cola mi scioglie un po´, e vedo che fino alla aid station di Southease (miglio 33) riesco a trottare abbastanza bene.
Ecco, qui però decido di fare la prima (e unica) pausa più lunga della giornata. Doppio refill di softflask (ed esordio assoluto per me - in gara - del GU Brew) e doppia razione di anguria. Due minuti e sono di nuovo in pista, fresco (si fa per dire) e bello incazzato. Ultime 17 miglia, it´s hammertime!
Ahimè ci sono già diversi ragazzi sul percorso belli cucinati (li capisco, questo SDW è una bella bestia, anche nella versione „corta“) e il vento, seppur a favore, sta asciugando la saliva a molti. Senza contare il fango e il chilk chalk continuo, che appesantisce piedi e testa. Due parole di conforto e carica, ci si vede a Eastbourne guys!
Discesone cementato per entrare ad Afrilston che quest´anno patisco un po´di più, ma l´entrata in questa splendida aid station ospitata in una chiesetta medievale mi tira subito su di morale. Coca cola a sfregio e due fette di anguria, e il grande Sam Robson mi da una bella stretta di mano e una pacca di ricarica: „Time to get the job done!“ gli urlo io in piena esaltazione mistica da SDW.
Sui pratoni che ci portano (a me e a un giapponesino) alla ultima Aid Station (Jevington), è tempo di magic hour. La splendida luce di un tramonto inglese, sul mare, con pioggina leggera primaverile. Che cavolo c´è di meglio?
A Jevington entro nella aid station giusto per salutare i ragazzi che sono stati lì tutto il giorno a servirci come fossimo bambini ben viziati, e siamo ormai nelle glory miles. Quei 5-6 km insomma prima dell´arrivo (con salita al mitico trigger point) in cui sai che ormai ce l´hai fatta.
Un po' di fango nel dungeon finale che porta di nuovo sull´asfalto, e in un attimo siamo in un bel gruppetto sulla Lane che ci porta verso la pista di Eastbourne.
Svolta a sinistra e ingresso al campo, con tanto di applausi e incitamenti da crew e altri runners già arrivati.
Beh, glory miles? Non possono che finire con un bel glory lap (alla faccia del protocollo) in compagnia di Ari (ma scoprirò poi che non siamo stati gli unici). Così la vedo lì a farmi le foto e la chiamo, e ci corriamo gli ultimi 400 metri mano nella mano e a ritmo passeggio.
Il mio l´ho fatto, anche oggi ho corso delle belle 50 miglia, sono contento. 9h e 38 min il tempo finale, 3 minuti appena sopra il mio best dell´anno scorso, yeah!
Foto di rito (e medaglia consegnata da una leggenda del calibro di Mimi Anderson) e stretching obbligatorio, prima di una bella doccia calda, anzi vulcanica!
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Thanks Mimi! |
Panino con sausage (che però mangio a denti un po`larghi: non riesco a buttare giù tutto dopo uno sforzo prolungato) e siamo già sullo shuttle bus che ci riporta a Worthing.
Arrivati al cottage poi, neanche il tempo di sistemarsi un attimo, che si crolla subito in un bel sonno (almeno Ari, io ho avuto bisogno di qualche buca del Master di Augusta per trovare il giusto mood da dormita).
Ma c´è da ricaricarsi per bene, perché il giorno dopo ci aspetterà poi il vero appuntamento clou della settimana. Il Sunday Roast, stavolta offerto gentilissimamente dai nostro ospiti Robert e Emma: roast beef, patate al forno, verdure, e un favoloso dolcino al cioccolato con gelato alla vaniglia…ridiculous…simply ridiculous!
Al Lunedì poi, traghetto e tutti a casa. Che bella settimana. Mangiato bene, dormito alla grande (ne avevamo bisogno), visti dei bei posti (e fatta strage di libri al WT di Worthing), e fatta una gran bella corsa su una pista favolosa.
E per restare ancora un attimo alla corsa. Come detto, sono contento. In prospettiva SDW100 ho raccolto un bel po´di informazioni e idee interessanti, che cercherò di riorganizzare un po´nei prossimi giorni.
Questa gara, anzi questa distanza, si conferma una bella bega. Molto molto difficile da interpretare, e per questo bellissima ed estremamente affascinante. E´una gara apparentemente veloce, ma sono anche pur sempre 50 fottute miglia...e se sbagli un dettaglio sei cucinato a 50 km dall´arrivo. Credo che la farò ancora in futuro, mi piace moltissimo come esercizio!
Da un punto di vista dei materiali, ho provato diverse cose nuove che mi hanno però assolutamente soddisfatto.
In primis, il Salomon Sense Ultra Set 3 Liter. C`è voluto quasi un anno intero di test e comparazioni varie, letture di recensioni e consigli vari, ma ne è valsa la pena.
Gran prodotto: ci stava tutto e anche di più, tanto che pure un paio di runner mi hanno chiesto come avessi fatto a sistemare tutto il mandatory gear e i gel in uno spazio apparentemente così piccolo.
Inoltre la presenza delle softflasks mi permette di correre con le mani libere e le spalle più rilassate, e questo, specie in una logica di 28-30 ore su sentiero potrebbe avere i suoi bei vantaggi (senza contare quanto ne giovi la vera e propria meccanica di corsa).
Scarpe: altra novità. Debutto in gara per le La Sportiva Helios 1 serie. Inutile dirlo, ancora pienamente soddisfatto. Degne eredi delle leggendarie Brooks Pure Grit 1 serie, ma decisamente più grippose, sulla fanghiglia del SDW, così come sul secco, si sono trovate a meraviglia.
Maglia: terza e ultima novità. Patagonia Capilene I. Semplice, senza cazzi e mazzi e decorazioni varie, sempre fresca e morbida. Un vero piacere indossarla!
Per il resto, sempre tutto uguale. Capris Kalenji (per me meglio degli shorts, almeno in questa stagione in Inghilterra) e calzini Injinji. Hat Kalenji e buff B-Win (sì lo ammetto, sono un socio di maggioranza del Decathlon).
Strategia alimentare. Come scritto prima, una leggera modifica di tempi. Stavolta infatti ho preferito assumere un gel ogni 40 minuti (anzichè ogni 30), e un wafer più o meno a metà strada. Questo mi ha tenuto lo stomaco più leggero ed elastico, rispetto ad esempio alla Mozart 100k del Giugno scorso.
Powerbar Tropical Fruit e Banana Strawberry i miei gusti favoriti, con intermezzi di GU Salted Caramel dei ristori (che avevo però già provato in allenamento, e in questo modo ho potuto portarmi meno roba dietro).
Ai ristori poi via di anguria e frutta varia, e qualche bicchiere di coca cola.
Bene, é più o meno tutto.
Adesso qualche giorno di recupero, e poi piano piano si ricomincerà a mettere via qualche uscita.
A Maggio poi sarà finalmente SDW100 Training Camp.
Non vedo l´ora! #RoadToSDW #SeeYouInWinchester
Manu