Questa sera mi va di raccontare una piccola storia e di cercare, per quanto possibile, di descrivervi una grande lezione che se ne può trarre.
Ieri, Domenica 27, avevo in programma di farmi una mezza maratona dalle mie parti. Molto carina tra l'altro anche come manifestazione, essendo denominata "La corsa del Gusto" ed essendoci insomma da bere e da mangiare in gran qualità e quantità. Intendiamoci, corsa vera: 21km e qualcosa, su e giù per le colline e i boschi pedemontani qui intorno, il solito percorso cattivo e selettivo, ma estremamente appagante, che si può tracciare in questo bendiddio della Natura. Inoltre, ma è solo un dettaglio, sarebbe stata pure la mia prima mezza "ufficiale", intesa come evento organizzato e su asfalto, e in una stagione fatta di prime volte e prime corse (Maratona e 10k andate nel cassetto qualche settimana fa), ci stava insomma anche il mettersi alla prova su questa distanza. Ultimo ma non ultimo, la possibilità di farsi un lunghetto, con il solito "espediente -Manu" della partenza da casa e del ritorno sempre di corsa, anche in prospettiva Ulm.
Bene, ho usato solo imperfetto e condizionale: tutto perchè alla fine, non se n'è fatto nulla. Il motivo? La decisione (discutibile quanto si vuole ma per certi versi legittima) da parte degli organizzatori di chiudere le iscrizioni al Martedì precedente il weekend di gara: il che, per un decisionista dell'ultimo minuto come sono sempre stato, non è il massimo.
E vabeh, smaltito un pizzico di amarezza per la mancata sudata domenicale, ho trasformato dunque la mia giornata in una lunga sessione di divano, intervallata da pause bagno, pause pranzo, pause torta, e lunga spaparanzata con Liegi alla tv. Una giornata di vera ricarica, insomma.
E veniamo a oggi. Giornata bruttina, al mattino anche un po' freddo. Torno dalle mie faccende friburghesi, pranzo con il resto della torta del giorno prima (una crostatina di rabarbaro fatta in casa che mancava davvero si mettesse a cantare), e breve pisolino pomeridiano.
Infine mi decido: allaccio le scarpette da corsa, carico l'mp3 con un piacevolissimo podcast di corsa e ultrarunning, e parto.
Il cielo è ancora nuvoloso, sembra voglia piovigginare ma non si decide, in terra è un misto fango-asfalto-suolo di campagna. Attivo il Garmin, ma solo come riferimento di cronometro: oggi voglio correre libero, godermi il momento, ed è già tanto che abbia portato un orologio, visto che spesso mi piace invece uscire senza periferiche o tecnologia assortita. Insomma, voglio ascoltare me stesso, il mio corpo, le mie sensazioni. Inizio a spingere un po' di più. Oggi le gambe girano davvero bene: sciolte, agili, è una giornata tutto sommato buona. Ad un certo punto, arriva la pioggia. Favolosa, gradevolissima doccia primaverile rinfrescante e idratante, oggi non ho nemmeno portato la borraccia a mano. Continuo a correre, lungo piste ormai conosciute per tipologia di terreno e distanza. Attraverso una fattoria e un paio di maneggi, tutto è così profumato in campagna quando piove. Il tempo passa, sono già a un'ora di corsa. Accellero ancora, adesso mi accorgo anche di guardare un po' di più il cronometro. La pioggia è continua, ma scivola sulla pelle e si perde nei miei passi e nei miei respiri. Sto vivendo un sogno? Forse. Sto provando per una volta quella sensazione di corsa perfetta, di vero "momentum"? Sì, è possibile. Sto decidendo ad ogni passo dove andare, che strada fare, quanti chilometri percorrere ancora. Mi levo finalmente la maglia, voglio farmi abbracciare completamente dall'aria primaverile, da ciò che mi circonda di invisibile e respirabile. E mi sento sempre meglio, sempre più leggero e veloce. E' passata un'ora e mezza, decido di spingere ancora e di dare il massimo. Faccio fatica certamente, il respiro ora è affannoso ma non pesante, è una fatica di spinta positiva, di "passaggio" in un' altra dimensione di corsa, di gratificazione che poche altre volte ho sentito di provare. Ultimo sprint. Distanza di mezza maratona completata. Il cronometro mi dice anche che ho fatto il mio record personale su questa distanza. Il tutto senza pettorale, senza striscioni di arrivo, senza fotografi, senza folla che ti acclama come due settimane fa a Friburgo. Io, solo io, il mio urlo di gioia in mezzo alla campagna silenziosa della sera, sotto la pioggia incessante.
Torno verso casa e ripenso a tutto questo.
Mi passano nella mente tanti pensieri, ma alcuni in particolare. Innanzitutto, credo che ogni giorno sia importante essere grati a noi stessi, per la possibilità che abbiamo di fare ciò che ci piace (e non mi riferisco solo alla corsa, potete considerare tutto). In secondo luogo, proprio perchè questa gratitudine possa sempre accendere e spingere la nostra passione, è giusto ricordarci che oggi siamo in grado di fare questo: domani, o la settimana prossima, o chissà quando, potremmo non poterlo più fare; a maggior ragione dunque, godiamoci il momento, ogni attimo. Smettiamo poi di lamentarci di situazioni che ci paiono negative, di impicci, di rinunce: a volte da una piccola rinuncia (come per me è stata la mezza di ieri) può nascere qualcosa di positivo.
E infine, e questo pensiero mi viene così, oggi (sarà perchè Domenica prossima è il compleanno del vecchio, e 'sto furbo mi appare in sogno molto spesso in questo periodo): corriamo anche per chi non può. Alimentiamo l'amore, la passione per le cose belle, per i sacrifici che ci portano a realizzare i nostri sogni, anche per essere da esempio a chi ci guarda come fonte di ispirazione, di incoraggiamento. Cerchiamo di dare sempre qualcosa di positivo, di condividere la nostra energia con gli altri: basta un saluto, un sorriso, due parole, non serve molto altro. Scopriremo che tutto sommato, al di là di cronometri, tempi, record personali, distanze o superfici sulle quali ci mettiamo alla prova, ciò che davvero ci unisce, ci connette con il mondo che ci circonda, è l'essere tutti su un unico grande sentiero. On Trail.
P.s: ora mi godo il mio piccolo trofeo della sera: una Pils locale fresca e dissetante. Niente di particolare, ma stasera mi sembra la mia Coppa dei Campioni.
Buone corse e buoni sentieri, ovunque vi portino. Chissà che non ci si incontri un giorno.
Manu